The wHELLcome Trilogy

wHELLcome – Benvenuti all’Inferno, cioè: il Pianeta Terra, negli ultimi anni, è in uno stato critico. Questo, ridotto in poche parole, è il tema che la trilogia di Giuseppe Miccichè – con wHELLcome to Amazzonia, wHELLcome to Antarctica e wHELLcome to the Sea – vuole affrontare mostrando – attraverso la videoarte (in collaborazione con il regista Renato Rosati)  in sinergia con la scultura – i tratti contemporanei della multiforme relazione tra uomo e ambiente. L’artista vuole sottolineare la profonda dicotomia tra l’ormai universale motto “Save the Planet” e la sua personale visione che mette al centro, al contrario, con apparente egoismo, il principio “Save Yourself”.

Se è vero che i più vedono la Terra come un pianeta in pericolo, per Miccichè anch’essi sono inconsciamente partecipi dell’insolente generale atarassia dell’umanità che – pur proclamandolo – smentisce con i fatti del vivere quotidiano l’essere la Terra la “conditio sine qua non” per la propria sopravvivenza e per quella di gran parte degli esseri viventi.

Brunella Baita

C’è una paura ancestrale, senza tempo, dell’uomo. È una paura che può essere solo parzialmente recuperata e vissuta in un discorso. È una paura doppia. Immediatamente doppia perché in parte ci vive, e in parte, da parte nostra, il suo vivere noi diventa un volere possederla. Una paura machiavellica. Una paura che ci attira e ci spinge perché sorgente di una facile libertà. Una libertà nient’affatto occasionale, ma occasione redentiva.

Miccichè con questa trilogia esprime compiutamente secondo ogni incompiutezza la tragedia umana: sono padrone di ciò che mi serve in guisa al fatto che ciò che mi serve è, in verità, il mio essere padrone. Non c’è cosa che consumi sé stessa quanto la liberalità: «la quale mentre che tu usi, perdi la facoltà di usarla».

Francesco Rizzo

Necropoli di Kely

4 Agosto 2022, presso il monte Keli di S. Elisabetta, l’artista e prof. d’arte Giuseppe Miccichè, esponel’anteprima della sua nuova trilogia intitolata ‘’wHELLcome’’, neologismo traducibile come ‘’Benvenuti all’Inferno’’.

wHellcome distrugge immediatamente la soggettività sotto i colpi sprezzanti dell’ironia. Tre sculture fanno da cornice a tre prospettive antinomiche ma eterogenee: wHELLcome to amazzonia, wHELLcome to the sea e wHELLcome to Antartica.

Come emerge dalla critica del Prof. Francesco Rizzo, Presidente dell’associazione culturale Hosàytos:

wHellcome distrugge immediatamente la soggettività sotto i colpi sprezzanti dell’ironia. Tre sculture fanno da cornice a tre prospettive antinomiche ma eterogenee: La trilogia ha scopo di denuncia sociale e ambientale: denuncia l’uomo e il suo atteggiamento non curante nei confronti di un pianeta allo stremo. Tutte le opere presentano un dissidio uomo-natura, espresso perlopiù con exaptation filogenetiche ed ontogenetiche. La premessa estetica preponderante è dunque la tecnica umana come vuoto principio. L’uomo, infatti, ingrato custode dell’eterna Babele, torna in questa trilogia a condannare la sua superbia senza vergogna. La mano, simbolo di operazioni complesse e consapevoli, attraverso le quali si sono potute manifestare le prime capacità creative peculiari dell’uomo, tornano come ultime ed escatologiche, tementi e tremanti nel ritrattarne l’origine.

Biblioteca Lucchesiana

VISIT PACEM IN TERRIS

wHELLcome to Amazzonia

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Artista: Giuseppe Miccichè
Tecnica
: Scultura
Materiale: Gesso e legno
Dimensioni cm: A10 x L10 x P65
Anno: 2021

Come ciglia a protezione di un occhio così la corteccia fa scudo al dorso della mano, lasciando scoperto il palmo.

To Amazzonia allegorizza quanto accaduto nell’omonima terra dal 2018 al 2021: incendi di natura dolosa, ostensione crudele dell’ignoranza umana. L’uomo non sa perché non può migliorare l’ambiente. Può e sa perfettamente come non abusarne, ma sceglie comfort e vizi, come idoli di felicità. Ciò che brucia non è infatti ciò che l’uomo preserva, né ciò che l’uomo trascura. Anzi, tutto ciò che viene scartato dall’uomo è il rovesciamento stesso del suo atto di cura.

Ciò che l’uomo riesce a scartare è in realtà la sua unica risorsa. Ciò che l’uomo riesce a rifiutare, a non assumere come bisognoso di sé, è ciò che autenticamente conserva la sua libertà.

Francesco Rizzo

wHELLcome to the Sea

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Artista: Giuseppe Miccichè
Tecnica
: Scultura
Materiale: Gesso, plastica e metalli
Dimensioni cm: A39 x L19 x P19
Anno: 2022

Come umor acqueo che sentenzia le avvisaglie di un glaucoma, ladro silenzioso della vista, così le risorse mal riciclate ci ricordano la nostra ipertensione nei confronti dell’elemento cardine per l’esistente: l’acqua.

I rifiuti non esistono.

Ad essere inquinato è il nostro linguaggio. Se qualcosa è un rifiuto perché devo dargli importanza, perché devo prendermene cura?

I rifiuti non esistono.

wHELLcome to the Sea dialettizza la situazione attuale del mare, con isole di plastica galleggianti e interi ecosistemi inquinati dal petrolio. A differenza del primo capitolo wHELLcome to Amazzonia, l’opera non è una vera metamorfosi ma rimane appunto un segno di contraddizione. Il rifiuto che orbita attorno alla mano dell’uomo resta lì per essere amato. Come in un dramma euripideo l’insicurezza e l’oggetto del male si trasformano in slancio vitale verso il corretto utilizzo. La metafora non c’è, non ci sarà, ne potrà mai esserci.

I rifiuti non esistono.

Francesco Rizzo

wHELLcome to Antarctica

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Artista: Giuseppe Miccichè
Tecnica
: Scultura
Materiale: Gesso e resina
Dimensioni cm: A20 x L12 x P12
Anno: 2022
Se Satana regge l’inferno punendo i cattivi, allora è dei buoni? Se il ghiaccio si scioglie per darci un avviso forse ci sentiamo troppo importanti? Un orologio rotto segna l’ora esatta almeno due volte al giorno?

Non c’è alcun pericolo in vista.

È il nostro sguardo a sottoporci responsabilità trascendentali. Il cambiamento climatico non è per l’appunto un “cambiare impensato” di qualcosa in equilibrio. Il cambiamento del clima è la cifra stessa dell’universo e del suo divenire.
Non è l’ambiente ad essere in pericolo, ma la nostra compostezza olimpica, sdraiata, in coppia con la nostra noia borghese. È colpa della nostra mente, per la quale, assolutamente, ogni soffio della fortuna si fà e pretende d’essere verità e natura.
Non avremo forse guadagnato, hosàytos, che nel mondo mutabile e leggero, la costanza è il variar pensiero e costumi?

Francesco Rizzo